Non sappiamo né cosa combattere, né quando la situazione tornerà a normalizzarsi.
In questa situazione il bisogno fondamentale è la #SALUTE.
Ma cosa intendiamo ora con questo termine?
Io ho in mente più aspetti di cui parlarvi, ma prima riflettiamoci insieme.
Con il termine salute si intende comunemente una condizione di efficienza del proprio organismo corporeo che viene vissuta individualmente, a seconda dell’età, come uno stato di relativo benessere fisico e psichico, caratterizzato dall’assenza di gravi patologie invalidanti.
BENESSERE CORPOREO
Questa situazione di salute psicofisica, per i progressi della medicina, viene oggi indicata come il conseguimento della migliore qualità e durata della vita, ottenibili preservando e ripristinando lo stato di benessere anche spirituale.
BENESSERE SPIRITUALE
Nel XX secolo la salute, definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“, viene considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone.
BENESSERE DINAMICO
A LIVELLO INDIVIDUALE,
SOCIALE, ECONOMICO
La salute è uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia, viene considerata più un mezzo che un fine rappresentante una risorsa che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico.
SALUTE FISICA
SALUTE FINANZIARIA
Se non ci preoccupiamo anche di tutto questo,presto saremo malati di un’altra grave forma pandemica,la povertà
SALUTE EMOTIVA
SALUTE SOCIALE
La crisi COVID-19 dovrebbe essere un campanello d’allarme per l’attenzione compassionevole alle esigenze dei lavoratori, ma oserei dire, alle esigenze di tutte le persone coinvolte nel ciclo economico.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
In una situazione come questa sempre di più le dinamiche di contrapposizione da posizione e status mostrano i loro limiti, come invece manovre e strategie concertate in cui gli sforzi convergano verso un obiettivo comune, possono dare risultati inattesi, addirittura insperati.
Dovremmo ritrovare un ruolo per le organizzazioni datoriali e sindacali
perché escano da canali di contrapposizione: non è più tempo.
Siamo tutti sulla stessa barca, se affonda muoriamo tutti.
Dal mio modesto punto di vista, ma anche dal mio osservatorio privilegiato che mi consente di osservare dall’interno e da tanto tempo uno specifico comparto (quello del professional training ), 2 sono gli elementi che dominano maggiormente i miei pensieri:
- la necessità di ridisegnare i processi
- il ruolo della formazione
Gli imprenditori e i manager sono chiamati a ripensare prodotti e processi: il mondo è già cambiato e non tornerà mai più come prima.
Dovremo concentrare le nostre energie sul ridefinire gli obiettivi, organizzare il lavoro in progetti, sostenere le relazioni tra i lavoratori così come con i clienti.
È un movimento che spinge dal basso.
Ciò dovrebbe incoraggiare i “Leader Facilitatori” a dare un reale sostegno al cambiamento: di nuovo emerge forte l’importanza della formazione e del coaching come leva di cambiamento e supporto.
L’emergenza COVID parla al Governo, Datori di lavoro e Organizzazioni Sindacali e urla loro di come il digital devide sia ormai argomento da superare per sopravvivere e rilanciare, sia in termini di nuove competenze da acquisire che in relazione a nuove modalità formative (in linea con la nuova configurazione delle relazioni professionali e formative a sostegno allo sviluppo economico del Paese intero).
Alcuni elementi sono fondamentali per sostenere il cambiamento post COVID:
- SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA > si semplifichi il sistema dei fondi a favore di un maggior e miglior utilizzo della formazione
- FORMAZIONE ONLINE > si consideri la formazione a distanza parificandola a quella in presenza
- AGEVOLAZIONI FINANZIARIE > il credito d’imposta è un possibile strumento per sostenere le imprese che decidono di investire sulle persone, sulla cultura e sul cambiamento anche attraverso la formazione.
Una cosa è certa ormai.
Quando l’economia ripartirà non saremo più come prima.
Potremmo essere migliori. Dipenderà anche da noi.