PROFESSIONE? LEADER

da | Lug 25, 2017 | Blog

 

Guidare un’organizzazione verso il successo richiede un impegno continuo su se stessi prima ancora che sugli altri: è questa la formula della leadership emozionale come leva per il successo condiviso.

L’arrivo del nuovo anno porta a guardarsi alle spalle per ripercorrere ciò che è stato, ma anche a lanciare lo sguardo davanti per provare a immaginare ciò che sarà.

Questo dovrebbe valere per vari aspetti della propria esistenza che possiamo racchiudere in tre categorie: caratteriali, relazionali e professionali.

Vorrei condividere con voi la mia riflessione a proposito di quest’ultima categoria, augurandomi che possa servire come fonte d’ispirazione o anche solo per condividere una suggestione.

Lo faccio in un momento particolare per me e l’azienda che ho fondato e dirigo: ETAss. Quest’anno entra nella sua terza decade, il tempo sembra essere volato via e gli spunti di riflessione di certo non mancano.

CONDIVISIONE ED EMOZIONI: LE CHIAVI DEL SUCCESSO

La foto che ho scelto non è certo casuale: quelli che vedete sono i volti di chi ogni giorno, in ufficio o dall’altra parte del mondo, lavora con determinazione sui progetti di ETAss spianando con impegno e determinazione la strada verso il raggiungimento dei nostri obiettivi (in realtà in questa foto non ci siamo tutti, ma per me è come se fosse così).

Un compito non facile, a volte davvero faticoso, anche emotivamente faticoso.. ma sempre contraddistinto da un fattore che cerco di non far mancare mai: il sorriso, la gioia e la soddisfazione di far parte di un team dove ogni traguardo, piccolo o grande che sia, è condiviso fra ogni ruota di questo ingranaggio che gira ormai da vent’anni.

I primi anni della mia carriera professionale sono stati determinati da più formalità e rigidità, erano altri tempi (fine anni 90) e soprattutto – per certi versi – io ero un’altra persona.

Credo molto dovuto alla giovane età e alla scarsa esperienza di vita e di lavoro, in un mondo professionale decisamente androcentrico e che guardava spesso con sospetto e non troppa fiducia alle giovani donne che volevano dedicarsi alla carriera.

Mi sono avvicinata alla leadership emozionale in maniera spontanea, non pianificata a tavolino, col passare del tempo è di fatto il mio modus operandi, il mio stile di vita e non temo di sbagliarmi asserendo che questa sia stata una delle scelte che mi hanno portata oggi a potermi guardare alle spalle con orgoglio e a poter guardare al domani con fiducia.

LEADERSHIP EMOZIONALE | Uno stile di vita

LEADERSHIP EMOZIONALE

Il concetto di leadership emozionale (o emotiva) muove da una semplice asserzione: emozioni, stati d’animo e comportamenti del leader influenzano le persone che dipendono da lui.

Essere leader è un lavoro H24

richiede impegno e abnegazione, e solo con un lavoro quotidiano su se stesso un leader di un team può guidare il suo gruppo verso il successo.

Un leader è un punto di riferimento costante per i collaboratori, che danno il meglio non perchè costretti, non perchè motivati ma perchè PARTE DI.

Usando una metafora è come pensare al Capitano di una nave che sa che per giungere in porto anche quando il mare è in burrasca ha bisogno di un equipaggio coinvolto, che sa cosa fare e che è determinato a dare il massimo per riuscire nell’intento.

Il concetto alla base di una leadership “illuminata” è quello dell’auto empatia, ovvero un continuo self-training alla ricerca della individuazione, comprensione e controllo dei propri stati emotivi, una conoscenza di se stessi e una gestione consapevole della propria emotività che non può che venire prima della gestione degli altri.

WELLNESS = Canalizzare STRESS e BAD FEELING

Questo non significa che il Leader non prova ed esterna emozioni, sarebbe totalmente innaturale. I leadernon sono automi, sono normalissimi esseri umani e guai se così non fosse: stress e bad feelings non sono sempre evitabili, ma è possibile e necessario canalizzarli con calma e lucidità verso finalità costruttive, per se stessi e per il proprio gruppo di lavoro.

Le persone con cui lavoriamo ce le siamo (molto spesso) scelte noi stessi, e se queste non operano come dovrebbero le motivazioni sono da ricercare nel nostro comportamento non solo nelle loro mancanze.

E’ molto più importante per l’Azienda recuperare una risorsa piuttosto che perderla: un buon leader farà di tutto per riuscirci, metterà a fuoco gli obiettivi comuni da raggiungere e da visualizzare facendosi ispirare da apertura, creatività e ottimismo.

E rinuncerà solo di fronte all’evidenza della volontà dell’altro di non seguirlo (senso della realtà e libero arbitrio, sopra ogni cosa).

LEADER vs CAPO

Leader e capo sono termini che racchiudono concetti differenti, da non confondere. Entrambi, all’interno della propria organizzazione, possono giungere a degli obiettivi, ma per farlo svilupperanno delle dinamiche diverse che nel medio-lungo termine porteranno a conseguenze diverse.

Il leader agisce come un modello in grado di innescare comportamenti positivi e proattivi fra i propri dipendenti, facendosi guidare da una vision e impegnandosi a essere un coach e a fare gruppo. E’ riconosciuto e stimato.

Il capo agisce in maniera autoritaria, come “uomo solo al comando” che detiene il potere solamente per prendere decisioni. E’ obbedito e legittimato.

Una delle differenze principali fra questi atteggiamenti, presupponendo che entrambi portino a raggiungere gli obiettivi prefissati, è che dal capo scapperanno via alla prima occasione tutti i migliori talenti, gli stessi che invece faranno poi – nei momenti di crisi – ancor più quadrato con il proprio leader.

UN PROPOSITO

Iniziamo quest’anno nuovo nel migliore dei modi, per noi e per i gruppi che guidiamo, grandi o piccoli che siano: proattivitàfiducia e ottimismo nei confronti dei nostri collaboratori e un lavoro infinito e continuo su noi stessi.

Non è facile? Certo che no, altrimenti sarebbero tutti degli ottimi leader.

Vi lascio con una domanda:

“Sto costruendo il successo con le persone, o sto realizzando il mio sogno usando le persone per raggiungerlo?”

Ecco la differenza.

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